LA MIA STORIA – ALESSANDRO CORONA

C’è un momento nella vita in cui smetti di chiederti se puoi farcela e inizi semplicemente a provarci.
Il mio viaggio nello sport — e forse anche nella vita — è cominciato proprio così.

Mi chiamo Alessandro Corona, ho 61 anni e, con orgoglio e gratitudine, posso dire di essere diventato un Ironman per sei volte consecutive. Non tanto per il titolo in sé, ma per ciò che rappresenta: la capacità di spingersi oltre, di non fermarsi quando il corpo dice basta, di scoprire in ogni sfida una nuova versione di se stessi.

La mia storia con lo sport, però, inizia molto prima. Non provengo da una famiglia particolarmente sportiva, ma fin da bambino ho trovato nell’attività fisica un modo per esprimermi, per stare bene, per sentirmi libero. Un cugino, che ho sempre considerato come un fratello, mi ha trasmesso questa passione, e da allora non mi ha più lasciato.

Già da adolescente cercavo l’avventura e la fatica: sciavo, facevo trekking, giocavo a ping pong e, a 16 anni, mi sono innamorato del windsurf, una disciplina che allora muoveva i primi passi. A 20 anni ero già istruttore di windsurf e di sci. Non lo facevo per moda, ma per passione pura. Ogni volta che ero in mare, con il vento che mi tagliava il viso, o su una montagna innevata, sentivo di appartenere esattamente a quel momento.

Con il tempo ho capito che lo sport non era solo allenamento, ma equilibrio. Mi dava serenità, chiarezza, energia. Era — ed è ancora oggi — la mia valvola di sfogo, il mio modo per rimettere ordine nei pensieri e ritrovare me stesso.

Conciliare la vita professionale con lo sport è solo volerlo...

Parallelamente, ho sempre coltivato la mia carriera professionale. Faccio parte della quinta generazione di una storica azienda di famiglia fondata nel 1851, attiva nel settore della carta e della cellulosa. Lì ho imparato cosa significano responsabilità, disciplina e visione. Dopo l’acquisizione da parte di un gruppo straniero, ho scelto di accettare una nuova sfida: lavorare per un’importante multinazionale tedesca. Poco dopo, mi è stata affidata la direzione dell’America Latina, e così nel 1998 sono arrivato in Brasile — un Paese che mi ha accolto con calore e che mi ha insegnato la resilienza, la gioia e il valore umano delle relazioni.

Sono stati anni intensi: voli, riunioni, decisioni. A volte lo sport sembrava dover restare in secondo piano, ma non l’ho mai abbandonato del tutto. Perché, in fondo, non si smette mai di essere sportivi. Quando ho potuto, sono tornato ad allenarmi, non solo per mantenere la forma, ma per liberare la mente.

 

Il Triathlon un giorno all'età di 49 anni è finalmente entrato a far parte della mia vita.....

….si, un giorno, ho sentito che era il momento di una nuova sfida. Qualcosa che unisse corpo, mente e volontà. Così è entrato nella mia vita il triathlon, e da lì il passo verso l’Ironman è stato inevitabile.

Ricordo la mia prima gara come se fosse ieri: l’adrenalina, la paura, la concentrazione. Ore di nuoto, ciclismo e corsa… e poi quel traguardo, quella linea bianca che non è la fine, ma un nuovo inizio. In quel momento ho capito che l’Ironman non è una competizione contro gli altri, ma contro i propri limiti.

Ogni gara è diversa. Ogni volta impari qualcosa: la pazienza, la forza, l’umiltà, il silenzio del corpo che parla più di mille parole. E, soprattutto, impari la gratitudine — per quello che sei, per quello che hai, per la possibilità di esserci.

Oggi, dopo sei Ironman completati, continuo a vivere lo sport come un modo di essere, non come un risultato da esibire. Lo sport è la mia filosofia di vita. Mi tiene lucido, motivato e grato ogni giorno.

La prima competizione l'ho superata in Ottobre 2014 a MIAMI, da allora non ho pi'u smesso...

….avevo 51 anni quando decisi che non era tempo di fermarmi.

Appena otto mesi dopo aver superato ogni limite all’Ironman 70.3 di Miami, sentii dentro di me il bisogno di una nuova sfida, di un’altra montagna da scalare.

Così, nel giugno del 2015, mi trovai sulla linea di partenza dell’Ironman 70.3 di Pescara, in Italia. Eravamo più di duemila partecipanti, sotto un sole che bruciava a 40 gradi. La gara fu durissima: persino molti atleti professionisti non riuscirono a concluderla. Due uomini ebbero un infarto, una donna fu colpita da un’embolia polmonare e oltre 150 concorrenti dovettero abbandonare per disidratazione, crampi e cadute in bicicletta.
Eppure, nonostante tutto, io ce l’ho fatta. Ho tagliato il traguardo in meno di otto ore. E con quel traguardo, qualcosa in me è cambiato per sempre.

La mente come un motore..........

….Un anno dopo, nell’ottobre del 2015, tornai a Miami per affrontare di nuovo l’Ironman 70.3. Questa volta con più consapevolezza, più equilibrio e un controllo totale sulle mie energie.

Il risultato? Molto migliore del primo. E quella vittoria interiore mi aprì la strada verso una prova ancora più grande: l’Ironman 140.6 in Austria, nel 2016.
Una gara epica, che conclusi in meno di quindici ore.

Ma non finì lì. Nell’agosto dello stesso anno partecipai anche all’Itaipu Ironman 70.3 Brasil-Paraguay, conquistando il mio quinto titolo consecutivo.
Dopo aver perso sei chili durante la gara austriaca, quell’esperienza mi insegnò qualcosa di ancora più prezioso: la vittoria più grande non è quella sul cronometro, ma quella su se stessi.

Il mio segreto oggi dopo aver superato i 50 anni di vita?......

….Non c’è nessuna formula magica.

Solo la certezza che la disciplina nasce nella mente, prima ancora che nel corpo.
Credo profondamente nel motto latino:

“Mens sana in corpore sano.”

La mente guida, il corpo segue — ma entrambi devono lavorare in armonia.
Per questo, nel mio percorso, ho scelto di affidarmi a professionisti come il team di Corpuris Salus, specializzato in medicina sportiva e nutrizione. È un supporto che consiglio a chiunque voglia spingersi oltre i propri limiti, senza mai perdere l’equilibrio.

Perché, alla fine, tutto si riduce a questo: allenare il corpo per rafforzare la mente, e allenare la mente per superare il corpo.
È un cammino che richiede autocontrollo, costanza e qualche sacrificio — ma ogni passo, ogni goccia di sudore, ogni traguardo ripaga con un senso di libertà e forza che non ha prezzo.

la vera vittoria non è arrivare primi.
È non smettere mai di provarci.

Alessandro